I cammini della memoria

Marietto correva trafelato verso Recco: il suo cestino era pieno di “reste” di nocciole…ne avrebbe assaggiato volentieri una ma erano destinate al mercato. La sera prima, fino a tardi, con la mamma le avevano confezionate davanti al camino scoppiettante.

Rosa e Giorgio nello stesso momento giocavano a rincorrersi in mezzo alle amarene, e ogni tanto ne assaggiavano una di nascosto dagli adulti.

In tutto questo gran correre chi in una direzione chi nell’altra alla fine si incontrarono sul piazzale di San Rocco “Che bello ragazzi, a guardare bene la Chiesa, sembra quasi che la guerra non esista! “ esclamò Rosa.

E Marietto le rispose “Eh già qui è rimasto tutto uguale… o quasi”.

Intervenne Rosa: “Sapete a cosa penso sempre: la notte del 10 novembre, subito dopo il primo bombardamento, mio papà da Corticella è voluto andare a Recco a cercare la zia….e racconta che era tutto buio e nel caos di quei momenti non si sono riconosciuti”.

Giorgio la incalza: “Io sapete cosa ho sempre impresso nella memoria? La bomba che è caduta negli orti: eravamo tutti e tre lì a poca distanza e…che boato, che paura. Sento ancora nel naso la puzza della polvere e ho nelle orecchie il rombo degli aerei e il frastuono dell’esplosione”.

Rosa che dei tre è quella più risoluta non aveva voglia di rimuginare ancora sul passato e sulla triste situazione di quel periodo. E’ un ragazzina sveglia e sà che purtroppo ogni giorno vengono scaricati grappoli di bombe, e un pezzetto della loro amata Recco viene cancellato per sempre, ma sà anche che in fondo loro sono dei ragazzini fortunati: chi abitava in centro non ha più nulla.

E così quando sente Giorgio e Marietto parlare dell'odore delle bombe lei trova il modo di sdrammatizzare.

“Dai ragazzi, sentite che profumino, è ora di pranzo e dalla “Manuelina” stanno sfornando le focacce”. In fin dei conti anche in un periodo così triste la regina della nostra tavola scalda sempre i cuori e qualche viandante che si ferma ad assaporarla c’è sempre.

Marietto a quel punto non vede l’ora di raccontare ai suoi amici le ultime novità: “Rosa, Giorgio ma lo sapete che poco più avanti si è trasferita un’altra osteria?”.

E Giorgio lo incalza “Sì, Sì me lo ha detto mia mamma vicino alle poste sforna la focaccia Vittorio e all’ingresso del rifugio la signora Teresin ha aperto un emporio di fortuna dove si trova un pò di tutto”.

Pian piano una dopo l’altra tutte le attività commerciali del centro si trasferirono qui dove tutto era più tranquillo. 

Giorgio assorto nei suoi pensieri non riusciva a smettere di pensare alla paura di qualche giorno prima. Vicino a casa sua c’era il comando tedesco dove si davano il cambio vari gruppi di militari. Proprio un gruppo di questi nella fretta di andar via lasciò lungo la strada il coperchio di una gavetta e lui, senza pensarci, lo raccolse e lo usò come ciotola per dare il mangime alle galline. Come si arrabbiarono i tedeschi quando se ne accorsero….ma lui non lo aveva fatto per mancanza di rispetto lo aveva fatto per evitare uno spreco.

A pensarci bene comunque lì accadevano delle cose proprio strane.

“Marietto, Rosa” sussurrò Giorgio “ma lo sapete che mio papà e mia mamma ieri sera parlavano di un fatto molto strano: pare che nel piano sotto al comando tedesco ci abiti una famiglia di Ebrei”.

Rosa per nulla stupita aggiunse “l’ho sentito dire anche io…che storia strana…mi ricordo che giù in centro qualche anno fa fu chiusa la “scuola del meditteraneo” perchè erano ebrei e dovettero scappare tutti”.

Marietto aggiunse “Sarà meglio non parlarne: non si sa mai. Povera gente. Ve la racconto io una cosa divertente: sull’uscio del comando hanno messo un grosso pentolone e l’acqua bolle tutto il giorno…”

“Davvero??” chiesero stupiti gli altri due amici.

“Sì” disse Marietto “ci fanno bollire i vestiti sporchi, pieni di pidocchi. Ci son passato vicino l’altra sera mentre andavo per nocciole con mio papà”.

I tre ragazzi tra corse, giochi e racconti erano arrivati sino a Corticella: qui tutto appariva fermo ad un’epoca passata.

Il ponte romano era rimasto intatto, il torrente ci scorreva sotto lentamente e accoglieva le donne che facevano il bucato e i contadini che andavano a prendere l’acqua per irrigare gli orti. Se non fosse stato per la grande quantità di famiglie sfollate qui da Recco e dai comuni limitrofi si potrebbe dire che a Corticella la guerra non era arrivata.

In lontananza le mamme chiamavano i ragazzi: l’ora di pranzo era passata da un pò e loro erano ancora lì in giro a bighellonare. Rosa tra l’altro doveva anche passare in farmacia, dal dottor Diena, a ritirare le medicine per la nonna e quindi esclamò: “ su su ragazzi andiamo a casa, non diamo pensieri alle mamme che hanno già tante preoccupazioni di questi tempi”.

 

Il racconto è stato liberamente rielaborato da Stefania  & Luisa