2° ITINERARIO RIFUGI ANTI-AEREI 1943-1944
PUNTO DI PARTENZA DEL CAMMINO DELLA MEMORIA
ITINERARIO INAUGURATO NEL 79° ANNIVERSARIO DEL 10 NOVEMBRE 1943
KM 1,700 - TEMPO DI PERCORRENZA 55 MINUTI - DISLIVELLO SUL MARE 129 METRI
Caroggio do Pei (attuale via XX Settembre)
Via XX Settembre è stata già dal 1700, come testimoniano le piante del Vinzoni, la prima via di collegamento tra Recco e il suo entroterra.
Nota ai più come “Caroggio do Pei” per via del pero nella villa di Felice Picasso era, come tutt’oggi, una piccola, ma vivace via commerciale di Recco.
Passeggiando lungo via XX Settembre ci si imbatteva nella bottega del calzolaio Demarchi, nella Pasticceria di Angelo Moltedo famosa per le ottime paste e per le gustosissime e coloratissime caramelle e molte altre attività commerciali, che furono rase al suolo durante i bombardamenti.
Prima del periodo bellico, risuonavano gioiose lungo la via le risate dei bambini che si arrampicavano sul “pero” di villa Picasso per mangiarne i succosi frutti.
Lasciamo l’incrocio tra via XX Settembre e via Speroni e saliamo verso via Colle degli Ulivi raggiungendo Villa Palme.
Villa Pame: tra il 1934 e il 1938 ospitò la “Scuola del Mediterraneo”
Il professor Hans Weil si trasferì a Recco nel 1934 con la sua famiglia e lì fondò la “Scuola del Mediterraneo”. Qui venivano accolti numerosi giovani ebrei in fuga dal regime nazista.
Era una scuola mista dove non esistevano né voti né diplomi e i ragazzi potevano studiare e prepararsi per affrontare il mondo. Oltre alle materie tradizionali venivano insegnate numerose attività manuali e artistiche. Nel giardino della villa era stato allestito un bellissimo orto dove gli studenti potevano apprendere i primi rudimenti dell’”arte” e coltivare la terra, sperimentando direttamente oltre che attraverso lo studio. Numerose erano anche le attività artistiche che venivano proposte agli studenti: dal teatro alla musica, ma soprattutto la fotografia, grande passione del professor Weil. Gli alunni venivano costantemente stimolati a sviluppare il loro senso critico e la loro curiosità verso quanto accadeva nel mondo esterno.
Purtroppo, con l’arrivo delle leggi razziali, nel 1938 la scuola dovette chiudere. Prima della chiusura, come ultimo atto d’amore nei confronti dei suoi studenti, il professor Weil riuscì a condurli al sicuro in Svizzera, simulando una gita scolastica per visitare le alpi.
La famiglia Weil fu costretta a fuggire negli Stati Uniti, ma rimase molto legata alla città di Recco, in particolare la figlia minore Constance riuscì a tornare a Recco poco prima di morire e qui riposa nel cimitero di Polanesi.
Nel 2016 è stato realizzato dall’istituto comprensivo Bogliasco – Pieve – Sori, in collaborazione con le Amministrazioni Comunali di Recco e Bogliasco e col supporto del Rotary Club Golfo Paradiso, un docufilm che ricostruisce le vicende della scuola.
Riprendiamo il nostro percorso immersi nella vegetazione mediterranea e raggiungiamo località Agge.
Ci troviamo in località Agge, al confine tra Liceto e Collodari.
Questa località, così come le altre frazioni collinari di Recco, ospitò numerose famiglie del centro sfollate durante i bombardamenti.
Il rifugio più utilizzato della zona è sito a pochi metri da qui e fu costruito, subito dopo i primi bombardamenti, da Beppin de Agge e dai suoi cugini.
Questo rifugio, oggi inaccessibile, ha una struttura retta a due bocche di cui la seconda, che arriva sotto Salita della Madonnetta, è stata ricavata successivamente per motivi di sicurezza. Ha una lunghezza di circa 80 metri e per costruirlo ci vollero circa 2 mesi. La galleria è stata scavata quasi interamente a mano con l’utilizzo di piccole quantità di polvere nera, di cui i realizzatori si approvvigionavano a Uscio.
All’interno del rifugio vennero posizionati dei grossi contenitori di legno pieni di terra per far sì che il rumore giungesse all’interno attutito e non turbasse i bambini.
Per accogliere il maggior numero di famiglie possibile, Beppin costruì anche ripari di fortuna vicino ai rifugi, sacrificando ulivi secolari.
Nella collina sono presenti altri rifugi tutti più piccoli e per lo più a una bocca.
In particolare, vogliamo ricordare quello nei pressi del monte “Goi”. Sulla cima del monte abitava la maestra Silvia e qui tutti i bambini della zona, durante il periodo bellico, andavano a scuola. Questo piccolo rifugio, oltre che dalle famiglie della zona era dunque utilizzato dai giovani scolari.
Di seguito vi riportiamo la testimonianza della signora Guglieri Maria sfollata in questa zona.
I miei genitori, mia sorella Piera e mio fratello Giulio ed io, eravamo sfollati nell’ultima casa in località “Poggio “, oggi Via Pastene, nella collina di Liceto dove abitavano i miei nonni materni con i due figli gemelli ed una figlia ancora nubile. Mio padre era custode delle carceri mandamentali del comune e quando siamo scappati da Recco aveva lasciato le celle aperte in modo che tutti si potessero mettere in salvo.
Noi alloggiavamo, in cinque in una stanza, in casa dei miei nonni insieme ad altri sfollati, ma esternamente, nei baracconi del fieno, avevano trovato alloggio molte persone scappate da Recco. Uno dei rifugi antiaerei si trovava nella località detta Ciazzi, lungo la strada che porta in Cruen e a Caravaggio. Molte persone però avevamo un proprio rifugio un qualche anfratto o grotta che si trovava nel loro terreno. Ricordo che dalla posizione elevata nella quale ci trovavamo vedevamo arrivare gli aerei pronti al bombardamento e allora ci affrettavamo a percuotere con una pietra una scheggia di bomba abbastanza grande che avevamo rinvenuto nelle fasce per dare l’allarme a coloro che si trovavano a Recco e Camogli. I bombardamenti erano spesso anticipati dal volo di un primo aereo ricognitore che avevamo battezzato con il nome di “Pipetto” e che preannunciava la calamità in arrivo.
Nella parte alta della “villa”, come si era soliti chiamarla, al termine dell’uliveto, vi era il bosco di castagne, una importante fonte di cibo in quegli anni difficili. In questo bosco vi era un presidio di soldati tedeschi, dalle divise kaki logore e da alcuni rinvenimenti si presume fossero una rimanenza dell’Africa Korps. Non avemmo mai problemi legati alla loro presenza, nonostante fossero all’interno del muro di cinta e quindi molto vicini a noi. Si dileguarono e scomparvero all’arrivo delle truppe alleate.
Anche al termine della guerra continuò il nostro sfollamento, calde estati ed inverni rigidi sino alle prime ricostruzioni ed assegnazione degli alloggi.
Ripartiamo scendendo Scalinata della Madonetta e raggiungiamo l’edicola di N.S. del Suffragio Patrona di Recco eretta nel 1939
Questa piccola edicola votiva dimostra la devozione dei Recchellini verso la Suffragina. Durante i bombardamenti non ha subito danni ed è stata luogo di preghiera e di conforto per gli abitanti della zona. Da qui il sentiero ci porta dietro il Santuario. È consuetudine che durante le solennità di settembre venga allestita a festa dai fedeli.
Alla Vergine del Suffragio è dedicata questa orazione:
O Madre amabilissima,
o Vergine Augusta del Suffragio,
noi con somma tenerezza filiale Vi veneriamo in questa antica immagine
avendoVi proclamata da più secoli gli avi nostri quale Patrona clementissima
di questa città di Recco
a Voi sempre devota.
Continuate o Celeste Madre a far valere la Vostra piissima misericordia
a vantaggio di noi e di tutti i nostri congiunti ancora vivi.
Degnatevi, o amorosa Patrona, di essere la Regina potentissima del Suffragio
per il conforto e la liberazione di tutte le anime del Purgatorio,
e specialmente di quelle che a noi sono più care e che hanno maggior bisogno di sollievo e di aiuto.
Del materno Vostro patrocino ci è pegno la rosa che avete nella Vostra destra
e il Santo Bambino che porta in una mano il mondo e Vi addita con l’altra al popolo che Vi invoca.
Assisteteci, consolateci e salvateci o Madre e Regina di tutti i fedeli vivi e defunti.
Così sia.
Si ringraziano per i contributi Enzo Bisso, figlio di Beppin de Agge, e Maria Guglieri